MATTIA ABBATE

NOMEMATTIA
COGNOMEABBATE
DATA DI NASCITA31/10/1988
NAZIONALITÀITALIA
RUOLOSTICK

CONOSCIAMOLO MEGLIO

Mattia Abbate, nasce nel 1988 a Milano e sin da bambino si dimostra interessato all’attività sportiva seguendo numerosi sport in televisione. È laureato in storia all’Università statale di Milano e attualmente lavora come giornalista presso La Repubblica. Giocatore di Powerchair Hockey dal 2008-2009 inizialmente nel Dream Team. In quella stagione ha l’onore di giocare a fianco di Marco Brusati nella sua ultima stagione, a causa della sua prematura scomparsa. Mattia inizia a giocare prima come stick difensivo, ruolo che non si rivela molto adatto alle sue caratteristiche e poi decide di diventare portiere e trova finalmente la sua dimensione. Nel 2014-2015 conquista il titolo di A2. Successivamente milita anche nella squadra meneghina delle Turtles. Ora ha deciso di entrare a far parte dei Wolves Bareggio, pronto verso nuove avventure nonostante la sua età avanzata.

Per quale motivo hai scelto il numero 22 sulla maglia?

Se devo essere sincero perché solitamente, quando era bambino, i terzi portieri delle squadre di calcio avevano quel numero. Poi successivamente, essendo tifoso interista scelgo di tenere questo numero in onore di Diego Milito uno dei miei giocatori preferiti.

Quali sono i motivi per cui hai scelto questo sport? Quali emozioni trasmette?

Ho iniziato questo sport per il desiderio di mettermi alla prova e soprattutto perché mi piaceva l’idea di praticare uno sport di squadra. È uno sport che dà molte emozioni sia positive che negative. Quando gioco penso solo alla partita e mi sento un tutt’uno con la carrozzina che diventa uno strumento e non un impedimento. Inoltre durante la partita, non pensi più ai tuoi problemi e ti concentri a giocare al meglio e a divertirti. È uno sport che consiglio di provare a praticare; nel mio caso quando ho iniziato non ho più smesso.

Cosa ti piace di più del tuo ruolo di portiere?

Per prima cosa è il ruolo che mi riesce meglio, infatti mi sento meno adatto a stare in mezzo alla mischia. Inoltre mi piace l’emozione che ti dà parare un tiro, soprattutto quelli più difficili. La cosa più complessa di questo ruolo è che quando si iniziano a subire due o tre gol di fila, non bisogna andare in tilt e nel corso degli anni ho imparato a gestire meglio questa difficoltà.

Che cosa ne pensi della nuova esperienza con i Wolves Bareggio?

Sono molto contento di questa esperienza soprattutto perché siamo persone che si conoscono già da tempo e abbiamo condiviso molte esperienze, sia in campo che fuori. Il mio più grande sogno sarebbe, prima di ritirarmi da questo sport, riuscire a rivivere l’esperienza della A1. Sono anche molto onorato ed emozionato per essere stato scelto come capitano di questa squadra: mi fa molto piacere poter mettere a disposizione la mia esperienza.

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